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Storie di vendemmia, di resilienza e di tradizioni

Oggi 8 settembre, di un’estate calda, a tratti torrida, partita tardi e finita troppo presto, come al solito! L’8 settembre a Prato si porta via gli ultimi stralci di estate, ci può essere il sole cocente, il cielo azzurro e terso, la brezza che sembra un regalo del mare non troppo lontano. Nonostante tutto, questo giorno è uno spartiacque: prima c’è l’estate, il dolce far niente, dopo, i ritmi frenetici di sempre. La scuola, il lavoro, gli impegni, lo sport, i progetti da fare e disfare e così via. 

L’8 settembre è una festività antica, ha radici nel Medioevo e racchiude in sé le due anime della nostra città, quella religiosa e quella civile, mondana, “ godereccia”.  Oggi si festeggia la nascita della Madonna e da decenni a Prato, in questo giorno, si conclude la fiera, iniziata per l’appunto in estate, con giostrai che arrivavano da tutto il paese, evento atteso e ogni volta inaspettato, come se tutti gli anni ce ne dimesticassimo e si dicesse “ Ah già, c’è la fiera, è arrivato settembre”. 

È un’usanza che tutt’ora sopravvive, che scandisce il tempo in una città che di ritmo ne ha sempre avuto; ogni volta è un pò come tornare alle origini, quando si vede la cintura della Madonna esposta dal Vescovo sul bellissimo pulpito di Donatello, un moto d’orgoglio ci tocca, le battute goliardiche con i cugini pistoiesi non si risparmiano (ndr si vocifera che un illustre pistoiese avesse tentato di trafugare la reliquia, ma persosi nella nebbia, credette di essere arrivato nella città natale, ma ahimè’ aveva solo fatto un giro tondo a Prato!) e in qualche modo ci ricarichiamo per l’anno che verrà!

Ecco, prima che il tempo della normalità prenda di nuovo il posto di quello della leggerezza, ci vogliamo concedere un momento per ricordarla l’estate. Salutarla e ringraziarla, perchè, per chi vive di vino, è il mese più bello e intenso, porta il frutto di un lavoro di un anno in vigna, nei campi, fra i filari, un anno di preoccupazioni, di dubbi e paura: pioverà? sarà troppo umido, o troppo secco? e la grandine? E le malattie? Per chi di mestiere e d’amore fa il vino, e lo fa in modo “naturale”, queste domande si amplificano come in una cassa di risonanza.

Rubando le parole ad un viticoltore di cui abbiamo già parlato, “la storia del vino è fatta dai vignaioli che resistono” e resistere quando i dubbi sono tanti, non è facile. Vogliamo chiamarla resilienza? Forse di un allenamento costante a questa condizione, di una predisposizione collaudata ad avere fede, fiducia, nella bontà di ciò che si è visto nelle varie annate vinicole vissute, negli sbagli fatti e corretti, nello studio costante di quello che si ha, nel rispetto della natura, che si cerca di aiutare e seguire. Tutto ciò significa accettare le mille variabili che di anno in anno si pongono sulle strada del vino, a volte andando contro corrente, sperando di aver fatto la scelta giusta. Altre invece significa aspettare, conoscere così a fondo ciò che siamo, tanto da preferire attendere, per il timore di non essere compresi subito, e allora è necessario dare tempo al tempo. 

In ogni vendemmia, ogni fine estate, si raccoglie ciò che si è fatto prima e si decide il futuro. Si da il ritmo a ciò che sarà, fino alla prossima volta. Ho sentito spesso vignaioli parlare del momento della raccolta dell’uva e dire che, purtroppo o per fortuna, un produttore in una vita potrà vedere una manciata di vendemmie: una volta all’anno, una sola! O bene o male. Si potrà correggere il tiro nel percorso, ma solo fino all’anno successivo non si vedrà davvero il risultato. 

In quale altro mestiere succede una cosa del genere? Si, allora, la chiamerei resilienza, la positività nell’attesa, l’attitudine a pensare positivo, un atteggiamento un pò sfrontato ma decisamente sano, non può essere che questo!

Il vino che diventa un traguardo raggiunto, una storia che inizia dallo studio di un territorio e attraversa le stagioni e gli anni, un percorso che è fatto di pazienza, di rispetto e accettazione in cui l’uomo osserva, ascolta e diviene custode e accompagnatore, creando così un sistema vivo il cui frutto è altrettanto vivo. E vero. 

Questo è per noi un vino naturale. 

La vendemmia, come l’8 settembre, è uno spartiacque, non solo un gesto automatico che si ripete ogni anno: è un prima e un dopo, che ci porta verso una nuova avventura.

Questo è il nostro omaggio a tutti i viticoltori, agli amici contadini, produttori, artigiani, che di anno in anno ci deliziano con il loro lavoro, e ci riempiono i frigoriferi di sogni e momenti di gioia! 

Questo è un augurio per questa fine estate, per questo 8 settembre, per questa vendemmia: che sia come l’avete attesa,  sognata e sperata! Che sia la migliore… almeno fino al prossimo anno!

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